Provate a fischiettar
Lo ammettiamo, siamo di parte. Ma quanto è meraviglioso il nostro Altopiano dei Sette Comuni? La storia nascosta (ma neanche troppo), il folklore (esaltato), i colori (brillanti), le escursioni (ah, la natura), i sapori (gustosissimi!) che lo caratterizzano sono unici e irripetibili. Con questo blog vi vogliamo accompagnare non solo nella nostra malga, ma anche alla scoperta di luoghi significativi nei dintorni della nostra struttura, facilmente raggiungibili a piedi, in macchina o… con i nostri cavalli.
On the road to…
Oggi, in particolare, facciamo tappa al Museo dei Cuchi, a pochi minuti di distanza da Malga Col del Vento, in Via XXVII Aprile 16, a Cesuna. Una sede museale unica nel suo genere, in Italia e nel mondo: al suo interno sono raccolti… fischietti, di tutte le forme e di tutti i materiali. Tutto nasce dalla passione di Gianfranco Valente che nel 1987 dà vita a questa esibizione.
Pegni d’amore e giochi
Negli anni i cuchi sono stati utilizzati per emulare il fischio degli uccelli che popolano i boschi, per indicare il soffio della vita e allontanare gli spiriti cattivi, per difendere i contadini dai predatori di coltivazioni, per giocare, per sigillare una promessa d’amore, per dare il via alle feste…
Un notevole interesse su questi strumenti si è manifestato alla fine dell’Ottocento. Numerose, nel tempo, le bancarelle di cuccari alle sagre e fiere, dove i cuchi vengono esposti accanto a dolci fatti in casa.
Al museo ne troviamo di terracotta, raffiguranti soprattutto galli (rigorosamente fatti a mano, perché la parte fischiante non può essere riprodotta in maniera industriale), altri in ceramica, altri ancora con serbatoio d’acqua per un suono più dolce e pieno, altri dalle sembianze umane e via dicendo. Insomma, al museo dei cuchi ce n’è per tutti i… suoni!
Mario Rigoni Stern e i cuchi
Da noi, a Canove, in occasione della festa di San Marco, il 25 aprile si organizza la sagra del fischietto popolare.
Anche il nostro Mario Rigoni Stern ne ha parlato in uno dei suoi scritti:
“E chissà quando avrà avuto inizio la “sagra dei cuchi” dalle mie parti. Come sarà nata tra queste montagne che per tanti secoli erano isolate dal resto del mondo? Forse l’hanno portata dal Nord i nostri antenati? Non ne abbiamo memoria: si è sempre fatta. E basta.
Dopo la “scella marzo”, il risveglio, o meglio, il richiamo della primavera che ancora si fa negli ultimi tre giorni di febbraio, e che noi ragazzi facevamo suonando i campani delle vacche sui prati ancora innevati per risvegliare l’erba che dormiva sotto, suono che faceva urlare di bramosia per l’erba dei pascoli le vacche rinchiuse nelle stalle da mesi e che i vitelli non conoscevano ancora, dopo questo antichissimo rito, si aspettava il 25 di aprile, quando il giorno era diventato ben più lungo della notte, per correre tutti insieme alla sagra dei cuchi.
Il 25 aprile è il giorno di San Marco: forse questa festa era legata a Venezia?
Ma il giorno di San Marco arrivano anche i rondoni, e i cuculi che risvegliano il bosco col loro canto, che risveglia la linfa degli alberi.
Per me è perché il 25 aprile arrivano i cuculi che si fa, da noi, la sagra dei cuchi”.
(di Mario Rigoni Stern, I fischietti di terracotta, o cuchi)
Un museo a loro dedicato ci aiuta a ricordare l’importanza dell’artigianalità, del sapere delle mani, di tradizioni da rispettare e divulgare, di memorie ritrovate, di un ritorno al gioco.
Fonte foto: http://www.museodeicuchi.it/