La transumanza

Quando vedo un pastore con il suo gregge mi emoziono.

Non so dire il perché ma trovo sempre una piacevole tenerezza per questo animale, la pecora.

Molti sono i ricordi che legano la mia famiglia al mondo della pastorizia; ricordi che sono comuni a molte famiglie altopianesi.

Sembra impossibile ma quanto vedo un gregge mi soffermo ad assaporare un profumo antico.

Non so se vi è mai capitato, quando ci si siede davanti ad un fuoco acceso di un camino, di sentirvi rapiti da un qualcosa di magico che vi impedisce di togliere lo sguardo. Di immergervi in un rito antico che ci lega ad un mondo ormai passato dove il fuoco era il principale anello di unione tra le persone. La stessa sensazione la provo guardando il gregge.

Che sia il richiamo alla nostra antica storia, quella che ognuno di noi porta nel proprio dna e risvegliata da qualche istinto primordiale.    

In altopiano alla fine del ‘500 era popolato da 133.500 ovini contro i 7-8000 bovini.

A sostenere gli interessi dei pastori fu la crescente domanda creata dalle manifatturiere laniere venete.

Ai nostri pastori fu garantita la transumanza, ovvero l’utilizzo dei pascoli in alta quota nei periodi estivi e lo svernamento dei greggi in pianura nei mesi invernali grazie al diritto di “pensionatico” istituito dalla Serenissima Repubblica di Venezia, diritto protetto fino al 1860 e durato fino alla prima guerra mondiale.

Il mio ricordo più vivo è legato a quelle cinque pecore che mio nonno Guelfo Sartori – bandiera, teneva vicino alla stalla. Mi ricordo ancora quando allattavo gli agnellini appena nati con il biberon perché la mamma aveva poco latte per nutrirli. E non posso scordare l’olio e l’odore di lanolina che restava nelle mani nel momento della tosatura.

 

Ai giorni nostri ancora si trovano persone che scelgono il lavoro del pastore. Percorrono con difficoltà le strade cittadine per approdare nel periodo primaverile qui in altopiano. Su per antichi sentieri, quelli percorsi già percorsi dai nostri pastori per secoli passati

Salgono lenti, fino alle più alte cime dando l’erba novella al gregge.

Sicuramente il loro lavoro è sempre più necessario per permettere una pulizia dei nostri pascoli sia dal punto di vista turistico dell’ambiente si per impedire al bosco di avanzare e ricoprire i nostri pascoli dalla selva.

In questo periodo qui alla malga Col del Vento un gregge di 700 pecore è venuto a pascolare sui prati intorno alla malga.

Quando guardo il pastore Denis Cortese non posso ripensare a tutti quei pastori che hanno fatto la storia della mia famiglia, al bisnonno Sartori Felice, al nonno Sartori Guelfo – bandiera, ai zii Antonio e Dante Sartori ultimi pastori della famiglia mariori, al bisnonno materno Antonio Alberti – Toni Matto ma soprattutto al vecchio Tönle Bintarn dal romanzo di Mario Rigoni Stern, romanzo che ogni anno trova spazio nelle tra letture perché mi fa sentire vivo quel legame straordinario che ogni altopianese ha con la propria terra L’Altopiano .

Attendo che a settembre mi arrivi il mio primo gregge di 7 pecore, un UBA, di razza foza, che andranno a inserirsi come uno dei tanti tassello di puzzle che fanno parte della nostra avventura di “fattoria” qui alla Malga del Col del Vento.

Vi attendiamo qui, alla malga col del vento, a vedere il gregge del pastore Denis Cortese e a rivivere l’antico rito della transumanza.

Malga Col del Vento

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