Fede, uova e tradizione
Ci stiamo preparando da giorni alla Grande Rogazione di Asiago, la processione religiosa che dopo due anni di fermo (causa pandemia), torna – come da tradizione – il sabato precedente la domenica di Ascensione, ovvero questo sabato, 28 maggio.
Partirà alle ore 6 della mattina, dal Duomo di Asiago, questo antico “Giro del mondo”, che ci porterà a percorrere 33 km di strada, tra pascoli e sentieri.
Il percorso
Procederemo in direzione del Lazzaretto, dove celebreremo la Santa messa assieme ai parroci dei Sette Comuni, mangeremo uno spuntino, ripartiremo per il Kaberlaba, Canove, fino a Camporovere, dove pranzeremo al sacco. Canteremo, durante il percorso, ci emozioneremo, ci riempiremo della bellezza che offre la natura e sentiremo meno la stanchezza. Arriveremo alla salita più ardua, quella del Monte Katz, detto anche “Bi” per la forma del sentiero che ricorda, per l’appunto, la lettera B. Una volta scesi, procederemo per la contrada Rigoni di Sotto, verso il bosco di Gallio, per un’ultima sosta. Dopo 13 ore di cammino, torneremo all’esterno del Duomo di Asiago, dove le campane a festa e una messa solenne chiuderanno il pellegrinaggio.
Le origini
Ma facciamo un passo indietro, andando all’origine di tutto: da dove nasce la Grande Rogazione? Dall’augurio di ottenere un buon raccolto. Nei primi decenni del 1600 diventa, invece, un rito di ringraziamento da parte dei sopravvissuti alla peste. E così, da allora, le genti dell’Altipiano continuano a ringraziare, partecipando ad un appuntamento intenso che nulla ha a che vedere con avvenimenti turistici o escursionistici. Quest’anno il ringraziamento sarà speciale ed estremamente sentito: sarà rivolto infatti al rallentamento della pandemia che ha colpito il mondo in questi ultimi due anni.
Curiosità
Ma vediamo insieme quali simboli caratterizzano il cammino di fede:
– Crocefisso: è innalzato di fronte tutti i pellegrini. Questi non possono superarlo né girargli le spalle.
– Uova sode colorate: le sta preparando in questi giorni, anche la nostra Roberta. Le fa come da tradizione dei nonni, con erbe e fiori dei prati per dare il colore al guscio.
Ecco la sua ricetta: si prendono le uova, si intingono nell’albume, si adagiano su delle pezze ricolme di bucce di cipolla rossa che conferiranno colore al guscio e si attaccano le foglie, le erbette e i fiori per lasciare le impronte.
Si avvolgono gli stracci alle uova e si mettono a bollire per 20 minuti nell’acqua. Li si lascia raffreddare e il giorno seguente si aprono le pezze che hanno avvolto fino ad allora le uova e si noteranno i colori e le decorazioni. Le uova vengono donate, a metà mattinata, durante la Rogazione, da parte delle ragazze ai ragazzi da cui hanno ricevuto il”cuco” (fischietto) di terracotta il 25 aprile, giorno di San Marco e della festa dei Cuchi. All’ultima sosta, a Gallio, i ragazzi ricambiano il dono delle uova colorate con coroncine di ramoscelli di pino e fiori raccolti durante la processione.