Le estati in malga
Siamo abituati ad associare la malga al periodo estivo. E giustamente.
Le malghe nascono per l’estate e lavorano 100 giorni all’anno. In particolare, nel territorio altopianese (e grazie alle influenze cimbre), la struttura rurale adibita a malga si trova in pascoli a certe altitudini, lontana dalle aree urbanizzate, con spazi ad uso dell’agricoltore, altri per la produzione del formaggio e per il suo stoccaggio. Proprio per la distanza dalle comodità, la malga è utilizzata esclusivamente nel periodo caldo.
Eppure le malghe d’inverno hanno qualcosa di magico, di incantato. È curioso sapere cosa accade in questi posti nelle stagioni fredde.
E noi ve lo possiamo raccontare.
Lana per i Dogi
Ve lo possiamo raccontare, perché abbiamo la fortuna di avere una malga in posizione strategica, più vicina ai centri urbanizzati, ma isolata il giusto. Grazie a questi caratteri, possiamo permetterci di lavorare nella malga 365 giorni l’anno.
In Malga Col del Vento alleviamo i nostri ovini – pecore di razza Foza – riprendendo una tradizione storica, predominante sull’Altopiano dei Sette Comuni fino al 1800, quando la pastorizia era legata al mondo della lana e con il filato delle pecore si andavano a soddisfare le esigenze dei Dogi di Venezia. Si pensi solo che si è arrivati a costruire una ferrovia a cremagliera per raggiungere l’Altopiano a recuperare la lana e portarla a Schio, culla di numerosi lanifici post rivoluzione industriale.
Il buon pastore
Forte di una “tradizione genealogica” (mio nonno era pastore), ho deciso di mantenere la linea di allevamento di ovini. Quando penso alla mia mansione mi saltano alla mente i canti della Stella e la parabola del buon pastore del Vangelo. In inverno, poi, più che mai. Io, il Natale, lo vivo proprio così, come un pastore del presepe, con l’agnellino in groppa, alla ricerca di qualcosa e qualcuno di più grande.
Col del Vento, versione invernale
L’inverno in Malga Col del Vento è vissuto e assaporato nel suo scorrere lento e nella quotidianità, perché – alla fine – non cambia nulla nelle attività della famiglia: andiamo in stalla, diamo da mangiare agli animali, li facciamo pascolare se non è troppo freddo.
Abbiamo una visione più “bianca e innevata” rispetto al resto dell’anno e coinvolgiamo le persone che vengono a trovarci con racconti e storie strettamente legate al territorio.
Profumo di capusso agro e abete rosso
I profumi (prettamente invernali) che esalano dalla cucina sono di cannella, chiodi di garofano, vino caldo. A cui si aggiungono l’acido del capusso agro (cavolo cappuccio) che è rimasto a macerare e stagionare all’interno del mastello, gli odori inconfondibili del musetto, del cotechino, del salame cotto alla brace, di resina affumicata, di bacche di ginepro, di abete rosso, della patata appena bollita e dell’amido che rilascia e, inevitabilmente, del formaggio.
Ma la cosa più bella dell’inverno in Malga Col del Vento è la stufa accesa, magica e ammaliante: le braci che scoppiettano, il tepore che rilascia.
Provare per credere!