Riscoprire le vecchie tradizioni di come si lavorava il formaggio Asiago in malga.

Far conoscere la magia della caseificazione, da come un filo d’erba, grazie alla vacca, si trasforma in latte e le attrezzature che si utilizzavano per trasformare un alimento liquido in un alimento solido atto a essere consumato nel tempo.
Ci sono mestieri che non cambiano nel tempo, si modificano le tecnologie, si migliora la conoscenza di produzione, ma la base su come si produce rimane invariata.
La storia del formaggio e del latte la possiamo racchiudere in tre proverbi:
PRIMA O DOPO TE CATARA’ ANCA TI QUEL DEL FORMAJO (con tono minaccioso) o GHETO CATA’ QUEL DEL FORMAJO? (si informa della causa)
LA BOCCA NON XE STRACCA SE NON LA SA DE VACCA (la bocca non è sazia se non sa di formaggio)
NON FAR SAPERE AL CONTADINO QUANTO E’ BUONO IL FORMAGGIO CON LE PERE
Si presume la scoperta del formaggio sarebbe risalente alle epoche in cui gli uomini si limitavano alla caccia ed ebbero la ventura di scoprire del formaggio cagliato negli stomaci dei giovani animali che uccidevano;
Particolarmente nelle Alpi occidentali e centrali i Celti svilupparono l’arte casearia sfruttando la transumanza stagionale, soprattutto bovina;
Nell’Altopiano di Asiago le malghe sono circa 80 e si estendono su una superficie di 7400 ettari circa, con un carico di 5300 U.B.A. (unità bovina adulta).
L’origine del nome “malga” si presume dal germanico mulken (mungere).
Le malghe NON vengono affittate, in quanto sono beni inusucapibili, ma concesse in uso per un periodo definito con un contratto particolare del 1982.
un antico detto cita: «Portule, Pozze, Moline le tre mejo malghe vicentine» il detto si riferisce alla qualità dell’erba di quei pascoli d’alta quota.

Qui alla Malga Col del Vento si incomincia a palare di Formaggio. Venite a sentire ….

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