Ci siamo!
È iniziata la stagione d’alpeggio. I miei amici malghesi si sono stabiliti in alta quota e ha già preso il via quella routine di fatica e tradizione, di soddisfazioni e di stanchezze, di passione e di servizio. I “frutti” di un buon lavoro in malga sono sotto gli occhi di tutti, o meglio, sul palato di tutti: sono i gustosi prodotti lì “sfornati”. Il formaggio, su tutti.
Nella calda stagione si gestiscono malga, prati e animali, cercando di mantenere un equilibrio tra tutto. E lo si fa con dedizione, come vi abbiamo raccontato in questo articolo.
Pascolo (davvero) libero?
Il pascolo libero degli animali all’alpeggio è l’apoteosi del benessere animale. Da questo comfort si ottengono prodotti genuini e di carattere (si pensi solo che il burro di malga deve il suo colore dorato all’alimentazione degli animali, che si nutrono di erba e fiori dei pascoli in quota), senza dimenticare che la libertà di allevamento in malga permette di creare, equilibrare e mantenere la biodiversità del territorio, salvaguardare gli ecosistemi complessi della montagna, pulire le aree a pascolo a prevenzione di incendi, tutelare le aree verdi a carattere turistico…
Questa libertà va, però, preservata. Cosa non facile con la presenza del lupo in Altopiano. A rischio estinzione non sono questi mammiferi, come molti credono, ma i malgari e i pastori che si ritrovano, annualmente, a combattere una presenza di disturbo e di caos.
Estate 2020
L’augurio è che si prendano provvedimenti per salvaguardare animali, malghe, il nostro lavoro e, di conseguenza, una tradizione di bellezza e genuinità che caratterizza da sempre il nostro Altopiano.