Un cucciolo di pecora Foza
Nato il 14 novembre 2022 da mamma Villiago 2 (IT024000447486) e papà Ilo (IT025000111121) (tutti i nostri arieti si chiamano “Ilo”), Tino l’agnellino ha tutte le carte in regola per diventare la mascotte di Malga Col del Vento.
Ora gioioso, giocherellone, entusiasta, nasconde in realtà una nascita un po’ malinconica.
Tino nasce, infatti, da parto gemellare: è probabilmente il primo dei due cuccioli a venire alla luce. La mamma, per partorire la sorella di Tino, pare essersi spostata, lasciando il primo nato alle cure delle altre pecore che lo hanno asciugato leccandolo. Questa coccola d’amore ha, però, portato la madre a non percepire più l’odore del piccolo e, conseguentemente, a non riconoscerlo.
Cosa fare per assicurargli comunque una buona crescita?
Prendercene personalmente cura.
Il risultato? Considera Roberta la mamma e Stefano il papà.
È un cucciolo di pecora di razza Foza, ma potrebbe benissimo essere considerato un cagnolino fedele e devoto ai suoi genitori umani. Se ci spostiamo, ci segue. Se ci allontaniamo, ci cerca. Se entriamo nell’ovile, bela per attirare l’attenzione.
Sta bene con i suoi simili, ma ha un’adorazione particolare per gli umani.
Stazza
Ha la tipica testina appuntita delle razze ovine, ha lunghe orecchie pendenti. Il suo manto marroncino presenta macchie bianche irregolari, soprattuto sulla testa, sulla schiena e sulle zampette, quasi avesse dei calzini.
Simpatico pasticcione
Lo sfamiamo con biberon di latte che ingurgita come se non ci fosse un domani. Saltella allegro, annusa chiunque, dà bacini ruvidi e alza le due zampette anteriori quando vuole arrampicarsi sulle balle di fieno, sulle gambe delle persone, sul muretto dell’ovile per curiosare oltre. È l’anima della festa e lo si riconosce facilmente: è il piccoletto che corre da una parte all’altra degli spazi, facendo lo slalom tra le altre docili pecore della stessa razza che, oramai, si sono abituate alla sua “rumorosa e simpaticamente invadente” presenza.
Una razza preziosa
Considerando che nel 1598 erano presenti 135 mila pecore sull’Altopiano dei Sette Comuni e nel 1776 erano 200 mila, che nel 1953 c’erano 9200 pecore vicentine e nel 1991 solo 61 (dati da Wikipedia) e che oggi, grazie al progetto “Sheep Up – Biodiversità Ovina Veneta” finanziato dalla Regione Veneto con la collaborazione della facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Padova, il numero è risalito a 200, ci teniamo ben stretto Tino e la compagnia delle pecore di razza Foza.