Selvatici e salvifici
C’è tempo fino al 27 febbraio per andare a visitare la mostra dedicata agli animali raccontati dal grande narratore dell’Altopiano dei Sette Comuni, Mario Rigoni Stern.
“Selvatici e salvifici. Gli animali di Mario Rigoni Stern” è l’esposizione, curata dal giornalista e critico d’arte Fiorenzo Degasperi e dal biografo dello scrittore Giuseppe Mendicino, al secondo piano di Palazzo delle Albere, villa-fortezza del XVI secolo a Trento, visitabile dal 22 ottobre scorso fino a domenica 27 febbraio 2022.
Fauna letteraria
In occasione del centesimo anniversario della nascita di Mario Rigoni Stern, avvenuta ad Asiago il 1 novembre 1921, realtà culturali a noi relativamente vicine, quali MUSE e Mart, hanno organizzato una mostra che accoglie una settantina di opere, per lo più inedite e ideate per l’occasione, di pittori, fotografi, scultori e artisti ambientali che interpretano la fauna letteraria e celebrano la sensibilità dello scrittore per il mondo naturale.
Un mondo che, per Rigoni Stern, era “salvifico” e “da salvare” perché – spiegava citando Giacomo Leopardi e il suo Zibaldone – “se l’uomo distrugge la natura recide le radici del futuro”.
Romanzi veri
Nei suoi più celebri romanzi, lo scrittore ha raccontato storie realistiche e commoventi sugli animali selvatici, sulla caccia e sul mondo dei cacciatori come parte integrante di una storia della montagna alpina, ha trattato gli equilibri della montagna e ha evidenziato la delicatezza che l’uomo deve avere nell’accostarsi a essa per trarne sostentamento.
L’esposizione diventa, quindi, un omaggio alla scrittura asciutta, limpida ed evocativa di Mario Rigoni Stern e agli animali che ha incontrato e raccontato durante la sua vita di uomo di montagna, di cimbro dell’Altopiano.
Il cervo di benvenuto
All’entrata di Palazzo delle Albere, sul prato del MUSE, una grande sagoma lignea di circa 4 metri, dal titolo “Human”, che porta la firma di Roberto Pedrotti, richiama la figura di un cervo. Rossa come il cervo dipinto su un ciottolo emerso sull’altopiano di Marcesina (assieme ad altre 217 pietre dipinte risalenti a 11.000 anni fa), a pochi chilometri da Asiago, nella terra cimbra di Mario Rigoni Stern.
… e altri animali
Tra le varie opere – molte delle quali di grandi amici dello scrittore – figurano orsi, galli e altri “animali futuristi” di Fortunato Depero. E poi c’è Marco Arman, pittore ed ex guardacaccia cembrano, che affronta il mondo degli uccelli tratteggiandolo per accenni, mentre Albert Ceolan, fotografo, cattura con l’obiettivo il loro passaggio. Gli olii su carta di Alda Failoni – raffiguranti caprioli, ermellini, tassi e faine – sono intensi, raffinati e magici. Gli animali di Federico Lanaro – ancora caprioli, e poi camosci, volpi e orsi –, disposti in una struttura che costringe lo spettatore a passarvi in mezzo, possono moltiplicarsi a dismisura facendo sentire noi umani piccoli. Gianfranco Schialvino e Gianni Verna sono due incisori. Alcune delle loro opere – lepri, gufi e il maestoso gipeto – decoravano le pareti della casa di Mario Rigoni Stern e ora omaggiano l’autore dalle sale rinascimentali delle Albere. Claudio Menapace e Aldo Valentinelli, entrambi pittori alpini, interpretano a loro modo il cane; Gianluigi Rocca, con i suoi disegni iperrealistici, racconta scene di caccia e di vita nei boschi; Matthias Sieff, con un linguaggio grottesco, la dea Diana, stambecchi e altre creature di montagna. Civette e altri rapaci notturni scaturiscono dall’inventiva lignea di Adolf Vallazza. Ivan Zanoni, invece, omaggia Rigoni Stern con la forza del martello e l’eco dell’incudine, esponendo in uno dei torrioni del Palazzo le sue opere in ferro battuto: anatre, pernici, una lince. Orlando Gasperini, infine, attinge dai bestiari medioevali costumi, simboli e proprietà degli animali, facendo emergere la loro cifra simbolica, salvifica o dannata: dall’unicorno all’uccello del Paradiso, dal Tetramorfo all’Ouroboros.
Pecora di Foza
Manca all’appello la Pecora di razza Foza, al centro dello sviluppo economico del nostro Altopiano e, anche per tale motivo, più volte citata nei suoi libri, da Mario Rigoni Stern (Storia di Tönle su tutti). Mancherà tra le esposizione, ma non manca da noi, in malga Col del Vento e non manca un degno approfondimento al MECF – Museo Etnografico della Comunità di Foza, con un’intera sezione a lei dedicata.