La nostra intervista a Nicola Valente
Una persona che cerca di migliorarsi ogni giorno nel rapporto con gli altri: come amico, come compagno, come collaboratore e come papà!
È così che esordisce l’amico e collaboratore Nicola Valente, in arte Nik Valente, nella nostra intervista.
Anche sotto il profilo professionale le idee non sono chiarissime, sono in un limbo tra il musicista e il contadino.
Il primo lockdown ha, in effetti, acceso subito una lampadina dentro Nicola che, già dopo qualche mese, si è messo al lavoro nella nostra malga, non potendo contare sulla musica pienamente come invece era stato da parecchi anni.
Si è risvegliata dentro di me la passione trasmessa da mio padre per il bosco e il lavoro manuale e la vita si è alleggerita, migliorando di molto anche il mio rapporto con la musica che vivevo da qualche tempo in maniera troppo seria, pesante e ansiosa.
Quindi, in sostanza, è ancora nel limbo tra natura e arte, e pare trovarsi bene.
Nei tuoi social (e nel tuo programma in radio, KmZer0) parli di musica bio, genuina, vicino a casa, che fa star bene. È il riassunto della tua musica?
Spero sarà il riassunto della musica nuova che pubblicherò. Ci sto proprio lavorando, lasciando che il tempo detti il ritmo, evitando troppo pressing, lasciando fluire i momenti di vita ricordandomi che sto sempre imparando qualcosa di nuovo, sia di pratico che di crescita spirituale, e che in qualche modo (che io non conosco) finirà nella musica che farò.
Da cosa trai ispirazioni per le tue canzoni?
Da altra varia musica che ascolto, che poi mescolo e rimescolo cercando di catturarla e trasformarla in un mio stile.
Quanto Altopiano c’è nelle tue canzoni?
Parecchio, qualcosa di cercato e altro arrivato inconsapevolmente. Vivo in un paradiso, con i suoi tempi di vita lenti e a ritmo di stagioni, per forza di cose. Me ne sono accorto dovendo prendermi cura di pecore, cavalli, galline e anatre al Col del Vento; per ogni periodo dell’anno i lavori si spostano a seconda di meteo, temperatura, periodi di gravidanze degli animali, tosature e via dicendo. E sono convinto sia un balzo enorme in direzione della nostra essenza innata di vivere a contatto con la Natura. Invece di cercato c’è un brano, Passerà, contenuto nell’album MeMo, arrivato dopo aver visto il capolavoro “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi.
Con quali artisti sei cresciuto? Chi e cosa ascolti?
Sono cresciuto come chitarrista, quindi Jimi Hendrix, Mark Knopfler, il maestro Eric Clapton ecc. Affiancati da un po’ di tutto: dagli Iron Maiden e Green Day degli inizi a Battiato, Dalla, John Mayer, Ben Harper degli ultimi tempi.
Quale palco calcato ricordi con più emozione?
La serata magica con Zucchero a Bologna. Al tempo suonavo con una band, gli OI&B che – più che un tributo – era una grande band con bravi musicisti che interpretava benissimo i brani di Sugar, rendendo un vero e spassionato omaggio alla sua musica stupenda. Lui ci ha visti e ci ha invitato ad essere la sua band per un giorno. Ricordo quasi di più la telefonata del cantante Christian di qualche giorno prima per comunicarmi la novità. Ero a Cesuna, 10.30 di mattina, appena sveglio, visto che ero tornato da un concerto alle 6.45 di mattina, ho pensato per qualche giorno al solito scherzone, ma poi mi sono trovato sul palco con Zucchero in persona. Simpatico, potente e con una voce pazzesca.
E con quale artista con cui hai collaborato vorresti esibirti nuovamente?
Senza dubbio con Eugenio Finardi.
Quanto questo anno e mezzo di pandemia ha influito nella tua vita professionale?
Totalmente. Una vita nuova, che mi ha risvegliato una nuova passione e, allo stesso tempo, mi ha avvicinato alla musica.
Completa:
– Con chi vorresti duettare? Niccolò Fabi.
– Chi vorresti accompagnare con la tua chitarra? Il mio desiderio al momento è di suonare con una bella band completa, di grandi musicisti. Mi manca molto la condivisione del palco.
– Su quale palco vorresti esibirti? I concerti che sto facendo sono molti meno, ma la qualità delle situazioni musicali in cui mi trovo, ossia artisti con cui collaboro, organizzatori e pubblico, sono decisamente migliorate, e al momento mi piace così.
– Quale genere vorresti avvicinare? Questa è la domanda a cui sto cercando risposta da un po’.
– Quale suono dei boschi vorresti portare nelle tue opere? Bella domanda e grazie dello spunto, ci lavorerò per nuove idee!
Facciamo un gioco. Io ti dico un piatto della malga e tu mi dici a che genere musicale lo accosti:
– piatto del casaro (Polenta, Salame cotto, Soppressa, Caciotta, Mezzano): Canto popolare.
– Gnocchetti cimbri con crema ai formaggi e semi di papavero: Cantautorato italiano.
– Piatto Barbusto (Rivisitazione della salsiccia cimbra fatta con pasta di salsiccia speziata, servita come hamburger cotti alla brace e contorno di stagione): Blues a manetta!
– Torta Perghele (pasta frolla con mandorle, farcita con frutti di bosco e mele): Jazz.
Dove ti esibirai prossimamente?
Per ora non ho concerti fissati, cerco invece di ricavarmi tempo da dedicare a scrivere e registrare cose nuove e pubblicarle al momento giusto.
E per finire… Un saluto agli amici di Malga Col del Vento.
Un abbraccio allo staff fatto di bravi lavoratori e belle persone e un arrivederci alla clientela sempre piacevole e cordiale.